Variazioni cicliche giornaliere nel comportamento di molti organismi sono state osservate fin da tempi remoti, e già nel XVIII secolo l’ astronomo francese Jean Jaques d’Ortous de Mairan aveva osservato, senza tuttavia giungere a capirne il meccanismo, che le foglioline delle piante di Mimosa si aprivano alla luce del giorno, mentre si richiudevano la notte. Questo processo avveniva ciclicamente anche se la pianta non veniva esposta alla luce.

Numerosi studi successivi hanno dimostrato che tutti gli esseri viventi, vegetali o animali, hanno realizzato una sorta di pianificazione autonoma in risposta alle variazioni ambientali, come se si fossero dotati di un orologio interno che consente a ciascun organismo di adattare i propri ritmi biologici. Ne sono esempio l’apertura delle valve nei molluschi (di circa 12 ore), oppure il fenomeno dell’ibernazione e la migrazione (di circa 12 mesi), o l’apertura e la chiusura degli stomi delle foglie nei vegetali, il movimento delle stesse foglie e dei petali dei fiori.

Nell’ uomo l’orologio biologico interno ha la durata del giorno solare, formato da giorno e notte e quindi da un certo numero, variabile secondo le stagioni, di ore di luce e di buio. Esso regola tutte le funzioni fisiologiche correlate alla vita: il metabolismo, il livello delle secrezioni ormonali, la temperatura corporea, la pressione arteriosa, la pulsazione cardiaca, l’attività elettrica del cervello, l’appetito.

In condizioni normali questo orologio viene costantemente sincronizzato con i segnali provenienti dall’ambiente, per impedire che i ritmi che esso controlla si alterino e vadano fuori fase, producendo nell’organismo conseguenze negative.

Una delle principali funzioni regolate dall’orologio biologico interno dell’uomo è il ritmo circadiano sonno-veglia. Tale ritmo varia secondo l’età e, in misura minore, secondo le condizioni ambientali. Nel neonato periodi di breve durata di sonno si alternano a brevi episodi di veglia, mentre nell’adulto il ciclo veglia-sonno è suddiviso in due soli lunghi periodi. La percentuale (quantità) di tempo occupato dal sonno è nettamente prevalente nel neonato, diviene all’incirca uguale a quella della veglia attorno al primo anno di vita, inferiore alla veglia nell’età adulta e ancor più nell’anziano.

Esistono due gruppi di teorie che cercano di spiegare la funzione del sonno: le teorie ristorative e le teorie circadiane. Secondo le teorie ristorative il sonno avrebbe la funzione di recuperare la stabilità dell’equilibrio interno dell’organismo che viene alterato durante la ore di veglia. Dunque il sonno servirebbe per riparare di notte i “danni” subiti di giorno.

Secondo le teorie circadiane non si deve recuperare alcuno squilibrio. Il sonno verrebbe dunque visto come una motivazione fisiologica, analoga al mangiare e al bere, evolutasi per permettere la conservazione delle energie e per proteggersi nei momenti di oscurità.

Che sia corretta la prima o la seconda teoria è tuttavia comprovato che quando per svariate cause il ritmo circadiano non coincide più con l’alternanza giorno-notte, avvengono delle oscillazioni nella fisiologia interna dell’organismo.

Nota a tutti è l’alterazione del ciclo sonno-veglia, il cosiddetto jet-lag o “sindrome del fuso orario” che si verifica nelle persone che attraversano diversi fusi orari per lunghi viaggi in aereo e che manifestano un senso di stanchezza, difficoltà di concentrazione, sonno ritardato e fatica ad addormentarsi, oppure sonno anticipato nei momenti sbagliati, mancanza di appetito, difficoltà digestive, nervosismo, irritabilità.

Diffusi sono anche i disturbi stagionali dell’umore, caratterizzati da stati depressivi (SAD, Seasonal affective disorder) correlati all’attenuarsi dell’effetto sincronizzante della luce naturale, che accompagna l’avvento dell’autunno e dell’inverno.

In ogni caso ogni cambio di abitudine richiede alcuni giorni perché l’organismo si ri-sintonizzi con le nuove differenti condizioni ambientali, e si riorganizzi in base alla nuova mutata quotidianità.

In tutti i casi in cui è necessario ristabilire l’equilibrio è possibile avvalersi dell’utilizzo della MELATONINA.

La Melatonina è una sostanza prodotta naturalmente da tutti gli individui principalmente attraverso la ghiandola pineale o epifisi. A partire dalla serotonina, un neurotrasmettitore che regola il ritmo sonno-veglia la melatonina endogena viene prodotta ciclicamente in quantità variabili con l’alternarsi del giorno e della notte: la produzione è massima fra le 2 e le 4 di notte e progressivamente decresce fino al mattino, quando l’arrivo della luce del giorno ne sopprime la sintesi ( per questo motivo la Melatonina è anche chiamata “ormone del buio” oppure “ormone del sonno”).

Nei primi mesi di vita la Melatonina è prodotta in basse quantità, aumenta negli individui giovani, e decresce con l’avanzare dell’età.

Il ritmo circadiano della Melatonina si mantiene anche in assenza di stimoli esterni, in quanto è regolato da una sorta di pacemaker circadiano endogeno, situato in una zona del cervello chiamata ipotalamo.

Assumere la Melatonina poco prima di coricarsi, eventualmente associata a piante rilassanti ed ipnoinducenti come Escolzia, Valeriana, Passiflora, Biancospino, Melissa, Luppolo, Griffonia, Giuggiolo e Withania, aiuta a contrastare l’insonnia favorendo nell’organismo una condizione simile alla veglia rilassata che precede generalmente la fase di addormentamento, e riducendo perciò il tempo necessario per prendere sonno, senza lasciare nessuno stato di sonnolenza il mattino dopo, poiché la Melatonina viene metabolizzata in poche ore.

La Melatonina esogena, sotto forma di integratore, può essere assunta in gocce o compresse da 30 minuti a 1 ora prima di coricarsi; oppure in spray o microcompressine orosolubili che si sciolgono sotto la lingua, con un assorbimento rapido e un effetto assai veloce, poco prima di coricarsi.

La sua assunzione è consigliata ai viaggiatori per contrastare il jet-lag, alle persone che lavorano con turni di notte o alternano differenti turni variandoli spesso, per stabilizzare il ciclo sonno-veglia negli ipovedenti, che non possono valersi degli stimoli luce-buio, contro l’insonnia in genere, specie negli individui di età avanzata o alle donne in menopausa, la cui produzione endogena di Melatonina è deficitaria, o ancora è consigliata in alcune patologie la cui competenza è esclusivamente medica.

La Melatonina può essere utile anche in quelle persone che devono, su consiglio medico, interrompere l’assunzione di ansiolitici e/o sonniferi, possibilmente associata alle piante ipnoinducenti sunnominate.

L’uso della Melatonina non causa assuefazione e non ha particolari controindicazioni anche per un’assunzione prolungata, purché si rispettino le dosi consigliate.

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